Domenica 14 Febbraio 2010 20:44
L'agricoltura convenzionale ha un consumo energetico di gran lunga superiore a quello necessario all'agricoltura biologica.
L'agricoltura biologica consuma meno, anche dal punto di vista energetico. A questa conclusione è arrivata la ricerca che da nove anni porta avanti il centro di ricerca "Enrico Avanzi" dell'Università di Pisa (in collaborazione con l'Ateneo fiorentino) dove si sta verificando, in via sperimentale, il sistema di coltivazione tradizionale (ossia intensivo) e quello biologico, per valutarne il consumo energetico.
"Considerando le sole energie da carburanti fossili - spiega Marco Mazzoncini, direttore del centro - per le coltivazioni tradizionali servono circa 21.000 MJ (megajoule) per ettaro all'anno, mentre nel caso del biologico ne occorrono solo 12.000, con un risparmio di circa il 50% di energia immessa nel sistema".
I ricercatori hanno tracciato il bilancio energetico dei differenti metodi di coltivazioni analizzando i 24 ettari di terreno dedicato al progetto, divisi a metà tra il convenzionale e il biologico. Le specie coltivate sono grano duro e grano tenero, mais, favino e girasole. Nel computo sono stati inclusi il carburante utilizzato dai macchinari che arano i campi come anche l'energia spesa per produrre le sostanze diserbanti, i concimi e gli antiparassitari. L'analisi ha condotto alla conclusione che la coltivazione tradizionale comporta un consumo energetico di gran lunga superiore a quello necessario all'agricoltura biologica.
Il consumo largamente superiore da parte delle colture tradizionali deriva proprio dall'uso massiccio di sostanze chimiche. In termini di prodotti per concimare il terreno e difendere il raccolto dai parassiti, l'agricoltura convenzionale utilizza il corrispondente di 14.103 MJ all'anno per ettaro, mentre nel biologico si registra un consumo di solo 5.279 MJ: quest'ultimo, dunque, risparmia il 60%.
La differenza si riscontra anche nell'ambito dell'energia impiegata per l'uso dei macchinari, ma in questo caso il dato è molto meno significativa: l'agricoltura biologica necessita 6.625MJ all'anno per ettaro contro i 7.004MJ di quella convenzionale.
Ma se il biologica permette di risparmiare molto in energia impiegata per "trasformare" il seme in cibo, ovvero valutando solo i soli flussi in entrata, vale a dire l'energia immessa nel sistema, per effettuare un bilancio completo, occorre prendere in considerazione anche i flussi di uscita, cioè quanta energia il sistema è in grado di fornire all'esterno, Ovvero il potenziale nutritivo del prodotto finale. Il grano e il mais coltivati saranno utilizzati dall'organismo di coloro che se ne ciberanno per produrre energia, necessaria alla propria sopravvivenza e al movimento. Questa energia è valutabile e misurabile (in MJ), esattamente come fatto per quella in ingresso al sistema (del resto sulle etichette degli alimenti è riportata l'energia di quest'ultimi in chilocalorie e in joule, appunto).
Sotto questo profilo l'agricoltura biologica perde nel confronto con la convenzionale, che fornisce 153.730 MJ annui per ettaro di terreno coltivato, contro i 126.512 MJ del biologico. Si tratta di circa un 20% di differenza a favore del sistema classico.
Guardando le percentuali, il bilancio resta comunque positivo per l'agricoltura biologica, ma certamente non abbastanza vantaggioso come ci si augurerebbe. Se, quindi, si convertissero al sistema biologico tutte le colture mondiali, si otterrebbe un grandissimo risparmio di energie da combustibili fossili, ma si riscontrerebbe anche una produzione minore. Bisogna però notare come il biologico faccia un uso dell'energia estremamente efficiente, ossia con sprechi molto limitati. Quest'ultimo infatti produce un po' più di 1kg di alimento con 1MJ di energia, mentre nell'agricoltura convenzionale si hanno in media solo 0.3kg: l'indice di produttività è dunque quasi quattro volte superiore.
"Si hanno due estremi - è l'analisi di Mazzoncini - da un lato l'agricoltura intensiva, dall'altro quella biologica. Pensare che l'adozione dell'uno o dell'altro sistema possa risolvere il problema della fame nel mondo è un'illusione". Per questo "forse ciò di cui abbiamo bisogno è un cambio radicale di paradigma che, a partire dall'agricoltura, coinvolga il sistema distributivo e l'intera filiera produttiva".
da Terranauta
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